Primo Colloquio: come funziona?

Primo Colloquio: come funziona?

La prima volta che si decide di rivolgersi a uno psicologo è un momento percepito in modo piuttosto ansiogeno, per questo motivo vorrei condividere alcune informazioni.

Ciò che suppongo possa creare ansia è il pensiero o la preoccupazione di parlare con uno sconosciuto che insieme all’influenza di alcuni stereotipi e pregiudizi e altri fattori, rendono il primo contatto un momento particolarmente delicato.

Il primo contatto in genere avviene attraverso la ricerca su internet e a seguire la chiamata telefonica, l’invio di una mail, l’utilizzo della messaggistica consentita da alcuni portali, come per esempio “Guidapsicologi” o semplicemente attraverso WhatsApp.

A prescindere da dove arrivi la richiesta, io contatto sempre il cliente per telefono, previa autorizzazione su WhatsApp dell’orario più consono.

Il primo appuntamento viene concordato sempre in presenza, anche se non si esclude la possibilità,  per i colloqui successivi, di concordarlo a distanza qualora si presentino delle particolari circostanze che rendono impossibile il colloquio in presenza.

Il cliente che entra in studio viene accolto in un ambiente confortevole; alcuni terapeuti utilizzano le poltrone, alcuni i lettini o le chaise longue e altri, come me, interpongono la scrivania per avere la possibilità di scrivere appunti, cosa che ritengo importantissima perché la rilettura degli stessi mi consente di creare collegamenti o di soffermarmi su particolari che durante l’ascolto potrebbero sfuggirmi.

I primi 3-4 colloqui vengono definiti incontri di consultazione o di concettualizzazione del caso e consentono di conoscere il motivo per cui viene contattata la psicologa e di raccogliere anche gli elementi più salienti della storia di vita che seppure non sono causa effetto, forniscono informazioni sul motivo per cui il cliente si trova in crisi esistenziale.

Tali elementi sono fondamentali per comprendere gli “schemi mentali” che guidano nelle scelte e che ci fanno interpretare gli avvenimenti che accadono attorno a noi. Attraverso la conoscenza degli schemi mentali si individuano i pensieri, le emozioni e i comportamenti che ne seguono considerando che, come nello schema riportato vi è stretta connessione fra questi processi e di conseguenza si influenzano gli uni con gli altri.

Io, personalmente, pongo sempre molta attenzione alle risorse del cliente o comunque a tutti quegli aspetti che gli hanno permesso di fronteggiare situazioni spiacevoli e che rappresentano gli aspetti di forza su cui fare leva.

In questa fase vi può essere il timore da parte del cliente di dire cose sbagliate, di non dire abbastanza o di omettere troppo; nulla di tutto ciò può rappresentare un problema.

Lo psicologo attraverso un ascolto attivo e non giudicante, rispettando i valori e le credenze del cliente, nonché attraverso una buona dose di empatia, favorirà l’esposizione del problema e lo aiuterà a organizzare la presentazione delle sue difficoltà.

Grazie a domande pertinenti, in una sorta di dialogo maieutico, permetterà al paziente di trovare le risposte che cerca e di riorganizzare la struttura dei suoi pensieri.

Non ci sono forzature, l’utente dice quello che si sente di dire e nulla viene fatto senza il suo consenso.

La durata del colloquio è di circa 50 m 1 ora, la durata della terapia dipende dal problema, il prezzo è riportato sul consenso informato.

Al termine del colloquio, il cliente riceve informazioni rispetto alla definizione del problema, alla periodicità degli incontri, agli obiettivi e imparerà una nuova modalità di interpretare il suo problema.

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